Benedetta musica…

Come ogni anno in questo periodo sul portone di casa compare un minaccioso cartello in cui si annuncia l’imminente benedizione delle case…
Per noi è avvenuta due giorni fa…
Come ogni anno mi sono affannata a cercare di sistemare la casa, soprattutto per il fatto che, lo confesso, da un anno e mezzo viviamo nel nostro quartiere e ancora non abbiamo messo piede nella nostra parrocchia…
Lo so, è inaccettabile per una coppia che si è sposata con rito religioso.

Comunque, il sacerdote non arriva ed io penso “siamo salvi”. Invece il campanello suona a tradimento alle 8 di sera, marito appena arrivato a casa, stendino per il bucato in giro ed altre svariate cose in disordine.
Vabbè. Il parroco entra, si presenta e recita a velocità supersonica tutta la benedizione, più il Padre Nostro, che noi riportiamo a galla dagli abissi della memoria in cui era sepolto…

Dopodichè con un minaccioso sorriso chiede “Posso sedermi?”. Come no.

Sa chi siamo, cosa facciamo, quando ci siamo sposati e che non abbiamo mai messo piede in parrocchia. Praticamente l’ FBI. Non abbiamo scampo.
Quando oramai pensiamo di essere stati bollati come infedeli, ecco la domanda in cui speravo: “Avete un passato di vita in parrocchia?”. Non vedevo l’ora. Come quando a scuola all’interrogazione ti chiedevano esattamente l’unica cosa che avevi studiato. Davanti agli occhi attoniti di mio marito, mi vanto de miei anni in ACR, generazioni di bambini e ragazzi cresciuti sono le mie grinfie, prima che la vita ed il cinismo mi travolgessero e mi allontanassero dalla fede praticata.
Comunque la mia narrazione deve aver fatto effetto, in quanto sul viso del sacerdote compare un sorriso illuminato. Alla stessa domanda mio marito non risponde, ma si esibisce in un vasto repertorio di “ehm…io…ss..no…”.

1-0 per me

Seconda domanda: “Che lavoro fate?”. Qui mio marito appare più sicuro di sè, è lui che fa un lavoro “serio”, che ha un contratto a tempo indeterminato e che  fornisce solide basi al nostro nucleo famigliare. Eppure il parroco sembra poco interessato. Quando arriva il mio turno, dichiaro con malcelata timidezza, e col timore di non essere capita, che io per guadagnarmi la pagnotta suono il violoncello in giro per orchestre più o meno stabili. Ed ecco che nuovamente il prelato si illumina: “Anch’io ho studiato violino al Conservatorio!” e mi racconta di tutto il suo percorso musicale e di quanto sia difficile per un musicista ascoltare i fedeli che cantano stonati durante la messa e bla bla…
Respiro di sollievo. Mio marito alza gli occhi al cielo.

2-0 per me

Nonostate non sia proprio una fedele praticante, ho passato l’esame per il rotto della cuffia.

Sfortunatamente il matrimonio è come un doppio a tennis, si gioca in coppia.

Penitenza: veniamo caldamente invitati a partecipare al gruppo coppie in parrocchia, una volta al mese.
Accettiamo. In fondo, dato il mio lavoro, ci sono buone possibilità che io, proprio quella volta al mese, non possa.

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