Vita da musicista: miti da sfatare!


La vita del musicista è molto diversa da come possa apparire nell’immaginario collettivo. Se si pensa alla vita degli artisti li si immagina perduti nel proprio mondo dei sogni, circondati da colleghi estrosi, pieni di incontenibile voglia di esprimere le proprie emozioni al mondo esterno. Le giornate scandite da concerti, spettacoli, cene post-concerto in posti esotici e raffinati…Un vita da bohemien, ma con una giusta retribuzione, non eccessiva, ma, in fondo, si pensa che al musicista basti suonare per essere appagato.
Niente di più sbagliato.
Non c’è categoria più calcolatrice e polemica dei musicisti. Non sono disposti a sgarrare neanche di un minuto sull’orario stabilito per le prove e il cachet è l’unica cosa alla quale siano davvero interessati. Meglio 10 serate ben retribuite a suonare mazurke alla “Sagra della porchetta” che un concerto al Metropolitan gratis, per intenderci. E così i concerti vengono spesso identificati con la cifra pattuita, dando vita a conversazioni ai limiti del surreale, tipo “C’eri lo scorso mese al concerto da 75 Euro?” “No, ma mi hanno chiamato per quello da 100 nella stessa orchestra dove suonammo l’anno scorso a 80”. E incredibilmente tutti sanno di che concerti si stia parlando!
Va anche detto, però, che, fatta eccezione per quei pochi fortunati che appartengono ad orchestre stabili, di solito l’attività principale dei musicisti è costituita dalle cosiddette “marchette”, concerti di scarso valore artistico che hanno il solo scopo di far guadagnare qualche soldo (pochi in verità). In questi casi spesso musicisti vengono sottoposti a estenuanti maratone, viaggi in scomodissimi pullman con rientri a casa ad orari improponibili, trasferte dall’altra parte del globo andata e ritorno in giornata…Il tutto per cifre irrisorie, roba che in una settimana da portapizze si guadagna molto di più che in un mese di concerti in location prestigiose.
Il tutto con grande soddisfazione dei genitori, che di fronte ai successi dei figli sono disposti a chiudere un occhio sulla possibilità di doverli mantenere a vita. Spesso infatti le spese sostenute per recarsi alle prove o sui luoghi del concerto sono molto più alte della cifra guadagnata, come ebbe a dire mio padre che, di fronte all’ennesimo prestito per le spese di vitto e alloggio in occasione di un mio importante concerto con un’importante orchestra, sentenziò “Da quando lavori ci costi un sacco! Era meglio quando eri disoccupata!”.

Un altro mito da sfatare è quello delle cene. Ormai sono sempre più rare le occasioni in cui in occasioni di concerti ti viene offerto anche un lauto pasto, o perlomeno un panino.
Di solito la tipologia di pasto si suddivide in:

-Scarno buffet pre concerto con salatini, focaccia e simili…Che manca solo il tuo nome scritto sul bicchiere di plastica, il gioco della bottiglia ed il Giocajouer per farti tornare con la mente alla festa delle medie, solo che lì avevi almeno la speranza di beccare…

-Cestino preparato dall’organizzazione e fornito ai musicisti con lanci da un pulmino preposto, tipo la distribuzione dei viveri dei caschi blu, solo che di solito nel terzo mondo sono più dignitosi rispetto ai musicisti affamati. Le scene sono pertanto pietose, senza contare che spesso non sai dove appoggiarti per mangiare, per cui si vedono dei disperati accampati in mezzo alla strada, sul marciapiede, per terra, mentre tentano invano di divorare un panino vecchio di due giorni farcito con formaggio stantio.

-Ricco buffet dopo il concerto. Se questa potrebbe sembrare la soluzione migliore, si rivela spesso un tranello in quanto di solito è aperto anche al pubblico, il quale, nel tempo in cui il musicista è uscito di scena, si è cambiato ed ha raggiunto la sala del buffet, si è già spazzolato tutto in men che non si dica. C’è poi da considerare il “fattore vecchietta”. Più le avventrici sono anziane e impellicciate e più mangiano! E di solito mal volentieri abbandonano la postazione che si sono guadagnate per cui per raggiungere il buffet devi cercare o di eliminarle fisicamente oppure di esibirti in contorcimenti al limite dell’impossibile. Tutti elementi che ti fanno passare la fame ancora prima di aver visto cosa ci sia sulla tavola. Di solito per desistere mi basta guardare l’immancabile forma di Grana in cui chiunque affonda le mani, cosa che mi provoca una nausea istantanea, sufficiente a farmi abbandonare l’idea di cenare senza tanti rimorsi.

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