All animals are equal?

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“Chi sono le migliaia di sepolti sotto le torri gemelle o tra le rovine del Pentagono, qual è la percentuale di vittime civili? e qual è stata nei conflitti degli anni precedenti? Quanti innocenti sono morti a Sarajevo e a Belgrado, a Mogadiscio e a Baghdad, a Tel Aviv e a Gaza e in tutti gli altri luoghi di guerra del pianeta?
Nove volte su dieci, in ciascuna delle guerre di oggi, quel proiettile o quel razzo, quella bomba o quella mina hanno colpito un bersaglio incolpevole.
Sono innocenti le vittime sepolte sotto le macerie delle torri. Saranno altrettanto innocenti le vittime che già si programmano tra gli afgani, colpevoli di essere stati invasi dai miliziani di Osama bin Laden”. (Gino Strada, Buskashi)

Ogni anno aspetto che passi l’11 settembre come un bambino aspetta che sia finita la visita dal dentista. Si sa, esiste, in qualche modo qualcosa accadrà, bisogna buttare giù e andare avanti.
Ricordo perfettamente quel giorno, tornavo dalle vacanze coi miei genitori, ero in macchina con le cuffiette che ascoltavo i Modena City Ramblers, quando mia madre mi disse di togliermi le cuffie e ascoltare cosa stessero dicendo alla radio: una sorta di apocalisse da film di fantascienza.
“Siamo tutti americani”, lo slogan ufficiale dei giorni a seguire.

Perchè?

E’ innegabile, ci sono morti di serie A e morti di serie B, questo si sa. Le vittime dell’11 settembre meritano molta più attenzione di tutte quelle avvenute per mano americana nelle cosiddette “missioni di pace”, in Afghanistan o altrove, molto prima del crollo delle torri.
Diciamolo, agli Americani il terrorismo fa gioco, come agli Israeliani, in quanto in questo modo possono giustificare i loro misfatti in giro per il mondo.
Fatta salva la solidarietà nei confronti di chi ha perso i famigliari in quell’enorme tragedia, non mi sento americana più di quanto mi senta afgana o gazawi.
Non mi sento vicina alle vedove americane, più di quanto mi senta vicina alla moglie di Nicola Calipari, morto per “fuoco amico” americano, con modalità che sono state prontamente insabbiate, con il beneplacito del nostro governo, suddito americano.

Oggi, dunque, un minuto di silenzio per tutte le vittime di questa folle, assurda, inutile cosa chiamata guerra

11settembre

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